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Il decreto Balduzzi, Decreto Legge 13 settembre 2012, n. 158, aveva introdotto l’obbligo di dotarsi di Defibrillatore per tutte le 110 mila società sportive dilettantistiche italiane. Di proroga in proroga tale obbligo è entrato definitivamente in vigore da oggi mercoledì 20 luglio 2016.
Una legge che impone un obbligo “salvavita” e poi ne proroga i termini per ben quattro anni, può essere eufemisticamente definita un pasticcio. Si tratta della solita legge all’italiana che sotto sotto nasconde, neanche tanto bene se noi ne vendiamo il nesso, un’occasione, un affare per produttori, concessionari e venditori di D.A.E. Perché, diciamocelo apertamente, un apparecchio obbligatorio che costa da uno a più migliaia di euro non è cosa da prendere alla leggera. Una legge furba, se veramente ci fosse la volontà di salvare la vita ai cittadini, dovrebbe prevedere sostanziose contribuzioni pubbliche per agevolarne l’adozione, l’acquisto, la diffusione, l’utilizzo immediato in caso di necessità.
Altra riserva che ci interessa esprimere sul Decreto Balduzzi, ma anche su tutta la normativa dell’ambito sportivo, è la presunzione assoluta presente in ogni direttiva, interpretazione, norma, circolare emanata da enti pubblici (Ministeri, Direzioni, Regioni, Coni, eccetera, ….) che l’attività sportiva è svolta unicamente da strutture coordinate e riconosciute dal CONI. È come se i milioni di partite, tornei, gare, prove, sfide, anche con impegno fisico e cardio-vascolare importante che si organizzano annualmente sul territorio italiano in Oratori, Parrocchie, istituzioni, Circoli, Associazioni ed enti delle più svariate finalità, non esistessero.
La questione è paradossale, tuttavia è così: lo sport è quello fatto dal CONI. Tutto il resto non esiste perché non è considerato sport. Punto.
Purtroppo il punto non è fermo. Per ogni organizzazione di attività sportiva o di gioco con impegno fisico e cardio-vascolare importante, il rischio di tutto ciò che può capitare anche involontariamente a coloro che vi partecipano è attribuito all’organizzatore, al legale rappresentante dell’ente organizzatore, oltre che al responsabile della singola attività (dirigente, tecnico, allenatore, arbitro). Perché?, ci si domanda. Perché chi scrive e emana le leggi non è la stessa persona che in caso di danno grave giudica il responsabile. Coloro che amministrano la giustizia non si occupano delle disposizioni di legge se non per trovarne la giusta (secondo personale convinzione) interpretazione e per condannare l’eventuale responsabile alle conseguenze penali oltre che al risarcimento del danno.
Conclusione di questo ragionamento è: non bisogna illudersi che una carenza difettosa delle norme legislative possa costituire alibi dalla responsabilità. Se nelle nostre attività mettiamo in moto iniziative che impegnano fisicamente e in modo importante, a rischio muscoli, cuore e polmoni, dobbiamo sentirci anche responsabili di ciò che può accadere a coloro che vi si assoggettano. In caso di grave crisi cardio vascolare con le conseguenze che si possono immaginare, quand’anche un giudice decidesse di non incriminare i responsabili, gli stessi sarebbero schiacciati da rimorso colpevole per una vita perduta o per una invalidità permanente di un tesserato, adulto o giovane, o ragazzo, o bambino.
Attenzione. Non faccio questi ragionamenti per allarmare, ma solo per “ragionare”. Evito di entrare nell’argomento “certificato medico sportivo” perché ne abbiamo questionato già molte volte, concludendo che 40 euro per un certificato sono un investimento, non un costo, sulla salute di chi gioca con impegno. Mi limito a esprimere delusione per un insuccesso pressoché totale dell’operazione “Oratorio sicuro” con offerta speciale del defibrillatore: su 200 circoli di NOI Verona i D.A.E. collocati si contano con poche dita di una sola mano.
Per essere concreti, a giorni collocheremo un D.A.E. nel giro scale della nostra Segreteria NOI. Facciamo incontri, consigli, assemblee, formazione con una frequentazione intensa di persone di ogni età.
È impensabile che nei circoli, nelle parrocchie, dove si svolge il Grest, nei campi sportivi con centinaia di soggetti che praticano e che rischiano, nessuno se ne faccia obbligo. A prescindere dall’obbligo legale.
AGGIORNAMENTO DEL 21/07/2016 ORE 9:30
La storia diventa “infinita” perché nello stesso giorno di decorrenza della legge, il Governo rinvia la scadenza di altri 4 mesi: novembre 2016.
Non è che le cose possano cambiare in meglio. Tuttavia…. pare che nella testolina di chi sta in alto si sia insinuata qualche perplessità.
Qualcuno (le società sportive dilettantistiche) si chiedono perché il Decreto Balduzzi imponga l’obbligo del defibrillatore alle associazioni e società sportive e non lo faccia invece nei confronti dei gestori degli impianti sportivi. Insomma, dopo quattro anni di tentennamenti ci si accorge che la Legge è sbagliata.
Che senso ha, infatti, obbligare centinaia di migliaia di associazioni, a volte di piccole dimensioni, quasi sempre a corto di risorse, a spendere migliaia di euro per uno strumento che utilizzerebbero in strutture (campo di gioco, palestra, ecc.) utilizzate da altre associazioni sportive con analogo obbligo e sempre nelle stesse strutture? Obblighiamo le strutture a dotarsene, e la questione sarebbe anche già risolta. I gestori dei campi aggiungono 5-10 euro alla quota/contributo per l’utilizzo del campo e in 150 partite il defibrillatore è acquistato, assistito, revisionato, sempre perfettamente funzionante.
Qualora si pervenisse a questa semplice soluzione – si tratta di ipotesi su cui mi permetto di ragionare scrivendo – gli allenatori delle squadre si impegnano a partecipare al corso di formazione per l’assistenza in caso di emergenza, oppure la gestione dei campi offre la propria a fronte di regolare corrispettivo.
Semplice.
Purtroppo, la semplicità i nostri legislatori non sanno neanche cosa sia.
Commenti ( 4 )
Tarcisio says:
13/04/2017 at 11:48Ogni discussione su defibrillatore lascia il tempo che trova; cioè, non porta a chiarimento alcuno.
La situazione inizia con la pubblicazione del decreto Balduzzi, n. 158 del 2012, per quanto riguarda i cosiddetti attestati di idoneità alla pratica dell’attività sportiva, e che è lo stesso decreto che ha inventato la storia del defibrillatore.
Le leggi, in Italia, son fatte da ogni sorta di personaggi che si inventano linguaggi, termini, astruserie, inglesismi, che si pavoneggiano con diplomi e lauree roboanti ma inesistenti, inventate, spacciate per titoli di referenze prive di valore accademico. Talvolta accade che le lauree siano vere, ma a raschiare il barile di questi politici da strapazzo, talvolta si scopre che il fallimento professionale li ha scaricati sul binario della politica. Insomma, sempre di disastrati si tratta.
Con un tale patrimonio di supponenza e di prosopopea, questi signori, con la spudorata presunzione di potersi attribuire il titolo di “onorevoli”, si mettono anche a legiferare e lo scempio del diritto è inevitabile.
Dopo Renato Balduzzi, rimasto in carica un anno e mazzo, al dicastero per la salute è succeduta Beatrice Lorenzin, che in tre anni e mezzo non ha ancora dimostrato capacità a sbrogliare le matasse né del certificato medico, né del defibrillatore, limitandosi a rinviare di volta in volta la data di applicazione della legge. Comportamento che denuncia una endemica incapacità a decidere qualcosa di sensato.
Le cose stanno così.
La legge impone il defibrillatore per associazioni e società sportive aderenti a enti di promozione sportiva riconosciute dal CONI quando svolgono attività agonistica o anche non agonistica.
Per l’attività amatoriale, che è quella svolta da associazioni (come NOI) prive di affiliazione a ente di promozione sportiva riconosciuta dal CONI, l’obbligo non esiste.
In caso di accidente con conseguenze deleterie per un nostro associato, la questione non verrebbe risolta tra il Ministero della salute (che ha dettato le norme) e l’associazione che ha organizzato le attività, ma tra queste ultime e un giudice del tribunale. Il quale giudice è una persona “terza” a cui non importa nulla del ministero della salute e della legge. Il giudice potrebbe dire: cara associazione, benché la legge non te lo imponga, non puoi scaricare la responsabilità della morte o dell’invalidità permanente di un cittadino su un testo di legge. Hai accettato di svolgere un’attività a rischio per “quella” persona causandole un danno irreversibile o la morte. Poiché la mancata dotazione di un DAE può essere ritenuta una azione “volontaria” la condanna potrete arrivare all’accusa di omicidio “volontario”, con sanzioni e risarcimenti devastanti.
A questo punto possiamo star qui a chiacchierare ore, giorni, mesi, ma non ne verremo fuori. Ecco perché non troverai mai nessuno che ti dica qualcosa di certo, di sicuro, di definitivo.
Sull’affitto serale, aggiungo che il decreto Balduzzi obbliga le associazioni e le società sportive a dotarsi di defibrillatore, NON le strutture sportive. Trattasi di una bestialità che la Lorenzin, pressata dall’intero comparto sportivo nazionale, potrebbe riversare sulle strutture, sollevando dall’obbligo le società e le associazioni sportive. Però questa è solo un’ipotesi che gira da diversi mesi, ma della quale la Lorenzin non ha coraggio di assumersi la responsabilità.
Al voi, quindi, spetterebbe l’obbligo di accertarvi che le società e le associazioni sportive che giocano sul vostro spazio siano dotate di regolare DAE.
Michele says:
06/04/2017 at 19:30Anche io condivido quanto è stato scritto cioè che al di la’ dell’obbligo normativo abbiamo anche un obbligo morale verso i nostri soci per la salvaguardua della loro salute nel momento in cui svolgono attività istituzionale all’interno del circolo.
Nel mio circolo non ho ancora il D.A.E. anche se ultimamente 4 persone si sono addestrate per il suo utilizzo, durante il torneo estivo di calcetto dei ragazzi mi avvalgo della collaborazione di un’Associazione di volontariato di soccorso sanitario che ha a disposizione il DAE. Ultimamente ho anche designato un gruppo di persone, opportunamente formate per il Primo soccorso che si alternano durante lo svolgimento delle normali attività garantendo il servizio.
Ma la domanda che volevo fare è questa: nel mio circolo alla sera il campo di calcetto viene affittato (L. 398/91) per delle partite di calcetto, quali sono i miei obblighi e quali le mie responsabilità in qualità di responsabile, in caso di un malore (arresto cardio respiratorio/circolatorio) di un giocatore? E’ previsto che dia un servizio di Primo soccorso anche se è un attività non istituzionale?
Avrei veramente bisogno che qulcuno mi potesse aiutare in merito.
Grazie.
Tarcisio says:
22/07/2016 at 10:16Il decreto Balduzzi impone il defibrillatore per le società e associazioni sportive dilettantistiche, in quanto di solito le crisi cardio vascolari si verificano prevalentemente in situazione di sforzo. Il nostro discorso è partito da qualche anno e faceva riferimento alla opportunità di dotarne ogni oratorio-circolo. L’operazione “Oratorio sicuro” non faceva esclusivo riferimento alle attività sportive, ma nemmeno all’obbligo ministeriale. Ne siamo sempre convinti.
Ancora di più: poiché nessun DAE può essere considerato di proprietà esclusiva, tant’è che l’acquisto deve essere comunicato al Comando dei Vigili del fuoco per essere segnalato nella rete dell’emergenza sanitaria territoriale, il circolo attuerebbe una sistema di sicurezza e garanzia nei confronti di chiunque frequenti gli ambienti parrocchiali e oratoriali. Per NOI non è un obbligo, l’abbiamo detto e ripetiamo: è uno stile.
Non solo l’idea di mettere DAE a disposizione dei circoli va contro il concetto esposto sopra, è anche del tutto improponibile sotto il profilo economico.
Un DAE di ottima qualità costa intorno ai 1500 euro. Noleggiare (ma dubito che si possa fare) lo stesso apparecchio per un Grest con operatore abilitato non potrebbe costare di meno per ogni grest e per ogni anno. NOI Verona dovrebbe dotarsi di 150 DAE (quanti sono i Grest) e 150 operatori.
Il concetto di sicurezza e di intervento immediato si concretizza esclusivamente con la presenza fisica e fissa del DAE nei luoghi di assembramento.
Non mi risulta che la Segreteria Territoriale abbia dichiarato che per il Grest occorra obbligatoriamente il defibrillatore.
Giacomo V. says:
22/07/2016 at 00:15Condivido pienamente queste riflessioni.
Ma proviamo a valutare concretamente cosa, noi circoli, possiamo fare.
Premetto che non mi sono documentato di come funziona il DAE, n’è se abbisogna di manutenzioni/revisioni, n’è chi è abilitato/addestrato ad usarlo.
Peró mi chiedo se una quindicina di giorni di Grest o di un torneo di calcio giustificano “l’apprestamento” continuativo di un sistema DAE in ogni circolo; non si potrebbe invece mettere in piedi una specie di noleggio del sistema attrezzo + addetto all’utilizzo in modo che, in occasione di eventi particolari, ogni circolo possa facilmente accedere a questo servizio?
Non credo che sia solo un problema economico (nel mio circolo penso che potremmo velocemente reperire e destinare la cifra necessaria allo scopo) ma ho la forte impressione che rischieremmo di acquistare un buon strumento ma che, qualora se ne rendesse necessario l’uso … manca chi lo sa usare … oppure è inutilizzabile per carenza di manutenzione … Insomma, vedo che nel campo del volontariato è molto difficile, se non impossibile, avere tutto ben organizzato, procedure codificate e soprattutto dare continuità ad una siffatta struttura.
Potrebbe essere il NOI territoriale a fornire tale servizio (ovviamente a pagamento).
Con la speranza di leggere qualche altra idea …
Saluti e buon lavoro a tutti.