La riforma del sistema nazionale di istruzione contenuta nella Legge 107 del 2015, conosciuta come “Buona Scuola”, introduce l’obbligo dell’alternanza scuola-lavoro per complessive 400 ore annue nel triennio conclusivo degli istituti tecnici e 200 per i licei, da svolgere sia nel periodo scolastico che in quello estivo, all’Italia o all’estero. Il tema è stato al centro della conferenza organizzativa di Noi Verona, in quanto l’alternanza scuola-lavoro costituisce una grande opportunità per i circoli e gli oratori. Essi non fanno parte dell’ambito produttivo, non sono imprese con personale dipendente, ma una strada si è aperta. Infatti quando si è presa coscienza che non ci sarebbe stato un numero sufficiente di aziende disponibili ad accogliere un milione e mezzo di studenti (120mila in Veneto) in regime di alternanza scuola-lavoro, il ministero ha deciso di aprire alle realtà del terzo settore. «Come associazione ci siamo inseriti a capofitto in questa opportunità – ha spiegato don Alessandro Castellani, consigliere di Noi Verona – trovando collaborazioni con Sisociale e con il Centro diocesano di pastorale adolescenti e giovani per individuare gli ambiti e le possibilità offerte dalla legge». Essa si propone di far entrare i ragazzi in contatto diretto col mondo del lavoro, senza sfruttarli per attività a basso costo, ma con l’intento di aiutarli a sviluppare le proprie capacità.
Per ogni studente è prevista l’elaborazione di un progetto, frutto della collaborazione tra tutti gli enti preposti alla sua educazione, con una valutazione finale. «Noi intendiamo rispettare le finalità della legge, andando anche oltre, ovvero valorizzando l’accompagnamento dei ragazzi. Come dire: “La vita è tua, è nelle tue mani. Sta a te prenderla in modo degno o in maniera superficiale e io sono qui al tuo fianco come adulto, ti porto la mia esperienza perché tu possa appoggiarti
su di me e vivere in modo significativo questo passaggio della tua formazione”. Si concretizza in questo modo un’alleanza generazionale con uno scambio reciproco di interessi e anche di affetti, in grado di innescare processi positivi».
La legge prevede che gli studenti siano accompagnati da un tutor della scuola (un insegnante) e da uno interno, incaricato dall’ente ospitante. Noi Verona, in collaborazione con il Cpag e Sinociale, dopo due serate informative il 2 e il 4 novembre con i circoli interessati, ha organizzato un corso di formazione per i futuri tutor in quattro incontri (il primo si svolgerà martedì 15 novembre dalle 20.30 alle 22.30 presso la sede territoriale in via Merano 23) per otto ore complessive, al termine del quale verrà rilasciato un attestato di frequenza. Ai partecipanti non sono richieste competenze o qualifiche particolari. Possono essere individuati tra gli animatori adolescenti, tra i giovani, ma potrebbe trattarsi anche di genitori o insegnanti in pensione.
su di me e vivere in modo significativo questo passaggio della tua formazione”. Si concretizza in questo modo un’alleanza generazionale con uno scambio reciproco di interessi e anche di affetti, in grado di innescare processi positivi».
La legge prevede che gli studenti siano accompagnati da un tutor della scuola (un insegnante) e da uno interno, incaricato dall’ente ospitante. Noi Verona, in collaborazione con il Cpag e Sinociale, dopo due serate informative il 2 e il 4 novembre con i circoli interessati, ha organizzato un corso di formazione per i futuri tutor in quattro incontri (il primo si svolgerà martedì 15 novembre dalle 20.30 alle 22.30 presso la sede territoriale in via Merano 23) per otto ore complessive, al termine del quale verrà rilasciato un attestato di frequenza. Ai partecipanti non sono richieste competenze o qualifiche particolari. Possono essere individuati tra gli animatori adolescenti, tra i giovani, ma potrebbe trattarsi anche di genitori o insegnanti in pensione.
«Serve soprattutto la nostra umanità e la nostra esperienza per accompagnare gli studenti in modo personalizzato – ha sottolineato don Alessandro Castellani – Non si tratta di inventarsi cose nuove, di organizzare ulteriori attività che questi ragazzi saranno chiamati a svolgere. Si tratta semmai di fare bene quanto già facciamo: dal grest al doposcuola, le mille proposte che popolano i nostri calendari. Per noi è un’occasione straordinaria per avvicinare non solo quanti già frequentano la parrocchia, ma anche quei ragazzi che forse sono un po’ più lontani e per coinvolgerli in un contesto istituzionale caratterizzato da serietà di
rapporto e comprendente anche l’aspetto valutativo. Questa legge ci fa un grande favore, perché ci avvicina al mondo della scuola e ci consente di avere uno sguardo lungimirante, capace di andare oltre al solito bar, alle solite festine, alle solite piccole beghe. Questo è un servizio autentico che possiamo fare alla persona, ai nostri giovani, ai nostri figli».
rapporto e comprendente anche l’aspetto valutativo. Questa legge ci fa un grande favore, perché ci avvicina al mondo della scuola e ci consente di avere uno sguardo lungimirante, capace di andare oltre al solito bar, alle solite festine, alle solite piccole beghe. Questo è un servizio autentico che possiamo fare alla persona, ai nostri giovani, ai nostri figli».
Fabio Fornasini, amministratore di Sisociale, impresa che si occupa di responsabilità sociale nel mondo commerciale e del non profit, ha messo in luce il valore aggiunto che i centri parrocchiali possono rappresentare per gli adolescenti: «Ci sono tante soft skills (competenze trasversali) che andiamo a cercare chissà dove ma l’oratorio continua ad essere il grande co-working della vita in cui si imparano tantissime cose. Credo sia un’opportunità che non vada persa. C’è qualcosa di significativo tra le pieghe di questa legge non nata per gli oratori ma che noi possiamo prendere e valorizzare». Non basta più peraltro mettere a disposizione un campetto o una sala giochi, ma è determinante la qualità del tempo trascorso al centro parrocchiale. Da qui la necessità di sperimentare percorsi che colleghino i ragazzi al loro futuro professionale, di far dialogare i centri giovanili col mondo della scuola. Aderendo all’alternanza scuola-lavoro «gli oratori assumerebbero un ruolo di responsabilità sociale sul territorio e potrebbero arrivare, con strumenti di monitoraggio specifici, a misurare l’impatto che la loro azione ha avuto sulla vita dei ragazzi e sul territorio nel quale sono inseriti». Oltre a creare figure diversificate di animatori: quelli specializzati nell’accoglienza, i tutor in grado di valorizzare le competenze, gli animatori culturali. Occorre però «ricordare che il centro di tutto è il ragazzo, non i bisogni del circolo. Quindi è fondamentale l’obiettivo: far crescere lo studente e fargli compiere un’esperienza interessante», affiancato da un adulto. «Mi auguro possa essere un’esperienza che rinnova e fa ripartire gli oratori. Credo sia un’occasione da non perdere», ha concluso Fornasini.