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“Ragazzi, quando venite al Grest, all’Oratorio, alla partita, il cellulare lasciatelo a casa”

Le telefonate sono imbarazzanti, paradossali, da restare basiti.
Scrivo perché non ne è arrivata una o due, bensì ripetutamente squilla il telefono per informarsi come l’assicurazione rimborsa il cellulare, rubato, smarrito, fracassato, caduto in piscina.

E c’è anche chi si incaponisce a pretendere di farci capire che il danno è accaduto durante l’attività del Circolo. Quindi, vuol dire che “l’assicurazione deve risponderne!”.

Se queste sono le informazioni che ricevono i tesserati, vuol dire che i Circoli non raccolgono tesseramento, ma vendono assicurazione. Pare che l’unico interesse a farsi la tessera sia quello della copertura assicurativa.

Sbagliato!

Si creano attese sbagliate, illusorie. Si preparano le persone alle delusioni. Documenti, denaro, telefonino, cuffiette, ecc. anche se danneggiati, smarriti, rubati durante le attività NON sono rimborsati

La copertura assicurativa dei tesserati NOI è riferita innanzitutto alla Responsabilità civile dei responsabili e degli animatori per danni involontariamente causati a terzi (i tesserati sono considerati terzi tra di loro) per fatto illecito proprio e/o dei tesserati, nell’organizzazione di attività associative istituzionali svolte sotto la responsabilità e sorveglianza di persone (maggiorenni) appositamente incaricate dal Circolo, deliberate dal Consiglio e regolarmente verbalizzate.

Se i ragazzi giocano con il cellulare in tasca, se si inventano la gara a chi lo lancia più lontano, se per un selfie a bordo piscina poi cade in acqua, se lasciato sulla panchina poi sparisce, nessuno può pretendere di essere risarcito: quando non si è capaci di gestirsi ci si preoccupa di assumere atteggiamenti prudenti e guardinghi, altrimenti se ne pagano le conseguenze. E trattandosi di minori, a pagare saranno i genitori o chi ne ha la patria potestà.
Animatori e operatori devono farsi sentire:

“Ragazzi, quando venite al Grest, all’Oratorio, alla partita, il cellulare lasciatelo a casa”.

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