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Il Volontariato dei Giovani

AVVENIRE 23 maggio 2018, interessante redazionale di Diego Mesa sul Volontariato dei giovani diciotto/trentenni a margine di un rapporto statistico dell’Istituto Toniolo che in una indagine periodica, del tutto in linea con analoghe indagini dell’ISTAT, ha confermato che il Volontariato è una realtà tenuta in grande considerazione dai nati intorno al duemila.
L’articolo fornisce informazioni statistiche e analisi di merito, e offre l’occasione di esprimere considerazioni sul rapporto volontariato e giovani, volontariato e circoli nel territorio di NOI Verona.

Nella scala della fiducia dei giovani, il volontariato e la promozione sociale sono in zona alta, insieme a ricerca scientifica e ospedali; subito dopo, vicine alla vita quotidiana e al bisogno delle persone vengono le piccole imprese, le forze dell’ordine, le scuole e l’università; e agli ultimi posti le istituzioni pubbliche, la politica, i sindacati, le banche, che nel tempo hanno assunto una configurazione parassitaria perché a esclusiva difesa di privilegi, anziché di servizio pubblico.

Sotto il profilo istituzionale, il Volontariato rappresenta il dinamismo vivace della società civile ed ecclesiale: associazioni, cooperative, imprese sociali, comitati, fondazioni, enti religiosi assistenziali e caritativi in cui alcuni milioni di cittadini esercitano in gratuità un servizio alle persone, con almeno tre risultati evidenti:

  1. arginare la crisi che negli ultimi dieci anni si è fatta aspra e difficile;
  2. mantenere coesione al montare dei problemi e delle tensioni sociali conseguenti;
  3. diffondere attenzione al senso di carità dovuto a chi non può competere, a chi ha perduto il lavoro, la casa, a chi più soffre le avversità della vita, della burocrazia, della indifferenza, dell’isolamento, dell’emarginazione, dell’esclusione, dello scarto.

Più che dire che i giovani che non hanno mai fatto esperienze di volontariato sono sempre più della metà, anche se in calo rispetto al passato, scrivere di numeri e di percentuali non agevola la valutazione dei dati, per questo preferisco la visione di grafici, che esprimono grandezze (o piccolezze) in modo choccante.


Sul 55,2% di giovani (quattro anni fa erano il 64,8%) privi di esperienze di volontariato, si possono fare alcune riflessioni: il senso di appartenenza, il senso del dovere non sono leve motivazionali sufficienti per coinvolgere i giovani di oggi, per mobilitarne l’impegno, per garantirne la continuità. Nonostante il successo dell’Alternanza scuola/lavoro il Terzo settore non è valutato come opportunità per un impegno lavorativo futuro gratificante, significativo. E la mancata fiducia potrebbe anche compromettere lo stesso principio dell’alternanza.

Bisogna anche sperare che la Riforma del Terzo settore, se avrà l’auspicato dignitoso prosieguo, ridoni smalto alla funzione sociale della promozione e del volontariato. Ne abbiamo bisogno per uscire dall’ambiguità montata dal D. Lgs. 460 del 1997 che ha introdotto le ONLUS come categoria privilegiata nella giostra delle sigle. Quando esprimevo perplessità su quella legge ricevevo scarpe nei denti. Bastava dire “noi siamo una Onlus” per vedersi stendere tappeti e aprire porte, cassetti e portafogli. Nelle Onlus tutti ci hanno sguazzato, e sono diventate milioni: la legge imponeva il controllo una per una, invece era diventato come indossare una maglietta. La riforma del Terzo settore, se riprenderà il passo, cancellerà una pagina di vergogna, voluta primariamente dai signori politici che l’hanno pensata, votata, sostenuta finché hanno potuto accumulare soldi, contributi, ricche prebende.

Una seconda riflessione dev’essere fatta sulle funzioni educative della famiglia e della scuola, in quanto il volontariato presuppone partecipazione e servizio, che sono elementi fondamentali nel Terzo settore, ma anche per la costruzione di una personalità sostanziosa. La qualità della famiglia e la qualità della scuola intese come apertura alla socialità e all’interesse pubblico, promozione di un clima positivo e intenso di apertura a comportamenti solidali, possono fare la differenza.

Il pensiero va’ al Servizio Civile, che il 95% dei giovani considerano molto importante per esprimere i valori della solidarietà, per rafforzare il senso di appartenenza alla comunità, per aumentare conoscenze e competenze utili alla vita sociale e lavorativa.
I punti di forza del Servizio Civile Universale sono la progettualità mirata, l’inserimento in contesti sociali concreti, la presenza di persone di riferimento per l’accompagnamento dei giovani, la durata di un anno, la formazione obbligatoria che contribuisce alla capacità e garantisce l’impegno, un modesto ma concreto compenso mensile da parte dello Stato.

I Circoli NOI che accettano di allargare lo spazio per i giovani dimostrano la capacità organizzativa, e soprattutto di essere attivi e “generativi”. Ci vuole coraggio, bisogna osare, … L’audacia è il coraggio giovanile.

Da un mese circa avviciniamo circoli NOI per una verifica amministrativa e fiscale che diventa approfondita o inutile a seconda di quanto ci credono i nostri interlocutori a seconda di quale e quanta documentazione sono disposti a fare vedere. Da parte nostra non c’è accanimento, e neppure curiosità fuori luogo. L’occasione dovrebbe essere considerata una opportunità per valutare cosa si fa, come si fa, e con quale impatto sociale nel territorio di azione; per correggere eventuali comportamenti eccedenti o carenti rispetto a corrette procedure contabili oltre che alla mission di NOI Associazione.
Abbiamo avvicinato realtà bellissime, vivaci, coordinate e strutturate e comportamenti puntualmente corretti e in linea con le norme contabili, fiscali, statutarie, associative. Lo diciamo con grande soddisfazione: siamo fieri di tanti circoli NOI.
Peraltro, non possiamo ignorare che talvolta scopriamo situazioni “povere” per modestia numerica e organizzativa, per ingiusto disinteresse da parte dei vertici locali, per incapacità a rinnovarsi, a guardare oltre il muro di cinta, per paura di mettersi in mostra, di finire nei guai. E ci dispiace. Proprio da queste situazioni ci arriva il laconico segnale che “sono scomparsi i giovani”. E arriva con il tono della scusa, come per giustificare l’immobilismo. Ma se i giovani non vengono più, la colpa non è dei giovani.

Dobbiamo, noi responsabili, noi volontari, noi operativi lavorare duramente per realizzare la mission associativa con tutte le nostre forze, coinvolgendo convintamente anche altri, gratificandoli della nostra empatia, del nostro apprezzamento, della nostra stima e fiducia, mettendo in conto che tutti siamo “umani” e che tutti siamo marchiati dalla instabilità, dall’indolenza, dall’egoismo, dal peccato. Il nostro “fare” sia generoso, disinteressato, fino all’eroica capacità di ricominciare ogni giorno daccapo, con altri, e testardamente manifestare sempre nuova empatia, stima e fiducia per chiunque vorrà darci una mano a lavorare per gli altri. Con semplicità, consapevoli che siamo a servizio di persone: uomini, donne, ragazzi, giovani, bambini, che sono anche l’oggetto del grande Amore del Padre; consapevoli che se guardando il volto dell’altro riusciamo a riconosceremo il sorriso di Dio, sapremmo di aver lavorato per il Regno.

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