pillola #54
L’evento Coronavirus ha segnato le nostre vite, ha fatto emergere fragilità, arroganze politiche, litigiosità, esibizionismo, nonché rifiuto dei soliti furbetti a regole e limiti; ma ha evidenziato anche una società con margini impensabili di attenzione, servizio, sacrificio, eroismo. La fine del pericolo, se e quando sarà, assomiglierà a una vita nuova: per tutti, per tutto.
Le promesse del Governo sono “promesse” di prestito a condizioni burocratiche e responsabilità coinvolgenti per le banche, le quali hanno fatto sapere che la borsa ha i cordoni stretti.
Per le piccole imprese il momento è drammatico: con la perdita di fatturato per due mesi di chiusura forzata si indebiteranno per poter pagare tasse, affitto, utenze, dipendenti, contributi, commercialista. La strategia del Governo è semplice, perfino troppo scoperta: si tratta di far arrivare risorse dalle banche allo Stato, passando per le aziende che si indebitano. Quando il prestito dovrà essere restituito, la tassazione sarà aumentata; cosicché chi non chiude per fallimento adesso, potrebbe trovarsi in situazione insostenibile tra qualche mese.
La crisi generale è minacciosa: i licenziamenti, bloccati per decreto (ma i decreti non pagano costi), diventeranno effettivi. Tanti papà e mamme potrebbero perdere il lavoro. Le difficoltà economiche peseranno sui figli; ragazzi e adulti potrebbero faticare a versare la quota di adesione al Circolo, a versare quote di partecipazione alle attività.
Qualche saggio responsabile potrebbe pensare di dover rimodulare i progetti, in particolare quelli ambiziosi. Invece è il momento di pensare seriamente al cosiddetto bilancio sociale, dal quale tutti stanno alla larga, per la paura di attribuire un reale valore economico, organizzativo, intellettuale e volontaristico a quello che si fa, poco o tanto che sia. Individuare il valore umano per valutare seriamente l’impatto sociale delle nostre iniziative, è indispensabile per porsi in vetrina, per ottenere erogazioni, finanziamenti, risorse. I Circoli non accumulano risorse da investire o da lasciare in banca. Le risorse vanno impiegate nelle iniziative da proporre ai tesserati, riducendo decisamente le quote di partecipazione; aggiungendo sempre nuove attività senza gravare sui tesserati. Non c’è dubbio che tutti sono chiamati a ripensare funzioni, finalità, progetti, servizi sui quali fermare l’attività volontaristica per la promozione sociale del territorio in cui si opera.
Il cinque per mille, i contributi pubblici, le raccolte pubbliche di fondi, le erogazioni liberali e le raccolte fondi continuative, che prevedono importanti sgravi fiscali ai benefattori, sono i canali preferenziali per ottenere risorse da impiegare nelle attività.
Se la Riforma riceverà l’OK dell’Unione europea, il futuro regime fiscale potrà essere anche migliore di com’è adesso. Arrivati alla consapevolezza che il punto di non ritorno è stato raggiunto, il futuro del Terzo settore è tracciato come risposta corretta, importante, definitiva. Per il Covid tutto si è fermato, ma la pausa forzata, il fermo obbligato, la sospensione di tutto, è diventato tempo di studio e razionalizzazione.
Non sarà possibile ripartire “alla grande”, sarà inevitabile una discreta progressione, ma “grande” deve essere il nostro impegno a capire ciò che serve alla società, adesso, pur con tante incertezze, fatiche, difficoltà. Bisogna avere a mente che la Riforma del Terzo settore fornisce strumenti eccezionali per fare cose grandi, o anche “piccole” ma fatte “alla grande”.