A pandemia Iniziata, il telefono della segreteria territoriale stava muto; con il passare dei giorni si è fatto vivace e da una settimana non concede tregua. A chiamare, sono volontari, funzionari comunali, parroci, presidenti, segretari, mamme, tante mamme preoccupate per le attività pomeridiane ed estive nella fase 2.
“Possiamo riaprire gli spazi e riprendere le attività? Si farà il Grest? Gli anziani possono tornare a frequentare i nostri ambienti?”. Sono richieste che hanno un comune denominatore: NOI è una presenza irrinunciabile.
Sono domande legittime, che esprimono lo spirito vivace e fiducioso di amministratori e volontari del circolo che credono nel progetto educativo dell’associazione. Sono le domande che ci piacciono, che ci riempiono di gioia e ci fanno credere che sapremo essere presenti nel momento in cui ci verranno chieste risposte adeguate ai nuovi bisogni.
Lo scenario in cui opereremo sarà inevitabilmente diverso da quello che conosciamo. Non possiamo prevedere il futuro, ma possiamo immaginarlo e prospettare soluzioni valide in attesa che il governo emani un Decreto con protocolli “anti-contagio” per realtà come le nostre, o affini.
Alcuni stimoli e soluzioni provengono da nazioni che hanno avviato da qualche settimana la macchina economica e sociale del paese. In Danimarca la scuola ha ripreso la didattica il 20 aprile. Per garantire le norme di distanziamento sociale ha deciso di frazionare ogni classe in gruppi da 5, 6 studenti con il conseguente impiego di nuovo personale docente. Il sotto raggruppamento non solo agevola i docenti al controllo sul corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale degli studenti, ma rende più agile la ricerca dell’eventuale “paziente 0” in caso di contagio e di risalire celermente ai contatti spegnendo sul nascere il possibile focolaio.
È assodato che distanziamento sociale, igiene delle mani e utilizzo della mascherina chirurgica sono indispensabili per ostacolare la trasmissione del virus, dovrebbe essere abitudine uscire di casa bardati a dovere e tale abitudine deve essere garantita mettendo a disposizione gel igienizzante, mascherine mono-uso e forse guanti in lattice. Si parla di termo scanner per controllare la temperatura corporea e di sostituire le scarpe indossate per raggiungere un ambiente salubre con un paio pulito.
Rimangono ipotesi, non conosciamo lo schema comportamentale da tenere per contenere e abbattere la diffusione del virus, fintanto non sarà reso noto dal governo. Sappiamo che sarà richiesto un grande dispendio di energie, risorse, persone, volontari e siamo altrettanto certi che ogni fatica sarà compensata dall’aver saputo rispondere positivamente ai bisogni di chi per troppo tempo è rimasto costretto in casa. Pensiamo ai bambini, adolescenti e giovani studenti che in questi mesi hanno fatto il pieno di energia mai sfogata, stanno per esplodere: sarete voi educatori, volontari, animatori a incanalare quell’energia nella maniera più corretta.
Penso sia chiaro a tutti: il nostro “problema” è l’aggregazione, siamo abituati a stare insieme, a toccarci e tutto questo sarà vietato fino alla scomparsa del virus o la scoperta della cura vaccinale. Nel mentre non possiamo smettere di fare ciò che siamo capaci di fare: animazione, ricreazione, formazione … dobbiamo cambiare il modo di farlo senza commettere l’errore di abbandonare perché non possiamo dimenticarci di chi crede in noi. Perché del circolo NOI c’è bisogno e oggi il bisogno è più forte di ieri. Le persone dovranno tornare a incontrarsi, ne hanno bisogno e lo facciamo da sempre.
Nessuno può prevedere cosa accadrà. Al momento possiamo limitarci a esprimere ipotesi.
Prima o poi un DPCM ci dirà come dovremo comportarci, solo allora potremo dare risposte giuste ai dubbi che ci vengono posti.