Raccontare ai Circoli di un nuovo obbligo fiscale imposto dallo Stato alle APS in questo periodo di incertezze e difficoltà fa venire il voltastomaco anche a me. La novità non è nuova e avrei dovuto parlarne due anni fa. Il provvedimento dell’Agenzia delle entrate, con data 9 febbraio 2018, impone alle APS iscritte nei registri nazionale, regionali e provinciali (ma anche ad altri enti) l’obbligo di comunicare l’ammontare delle erogazioni liberali ricevute nell’anno precedente tramite banca, ufficio postale o altre modalità tracciate, con l’indicazione dei soggetti eroganti: entro il 28 febbraio di ciascun anno con riferimento ai dati relativi all’anno precedente (2018 per il 2017; 2019 per il 2018; 2020 per il 2019; eccetera). La modalità di trasmissione si fa con Entratel o Fisconline utilizzando specifici software messi a disposizione dell’Agenzia delle entrate.
Immagino la sorpresa dei responsabili amministrativi dei circoli e la preoccupazione per i tre anni passati senza aver fatto nulla. Tranquilli. Il Decreto del Ministero delle finanze 30 gennaio 2018 in G.U. n. 30 del 6.2.2018, al comma 5 dell’articolo 1, recita: “Considerata la sperimentalità dell’adempimento, non sono applicabili le sanzioni”. Ed ecco spiegato perché non s’era fatta diffusione del nuovo obbligo. La sperimentalità ha durata di tre anni, pertanto le erogazioni pervenute alle APS nel 2020 saranno obbligatoriamente comunicate nel 2021.
Tra sette, otto mesi riprenderemo l’argomento per ricordare, aggiornare e assistere i circoli. Questa anticipazione è solo un segnale di pre allarme per rammentare agli amministratori la necessità di contabilizzare con ordine, chiarezza, precisione eventuali erogazioni ricevute nel 2020.
Intanto, una domanda me la pogo anch’io. Se le erogazioni liberali consentono la detrazione d’imposta o la deduzione dal reddito esclusivamente con movimenti tracciabili; se la tracciabilità è garantita da movimenti di banca, di uffici postali o con altri mezzi che comunque passano da banche o uffici postali; perché devono essere i beneficiari a informare l’agenzia delle entrate?
Legittimamente, qualcuno si chiede il perché di tutto. La risposta è semplice: lo Stato vuole sapere tutto di tutti, per avere dati indispensabili alla predisposizione della precompilata (modelli 730). L’Agenzia delle entrate dispone di un archivio mostruoso: 991 milioni di dati precaricati, che potrebbero diventare cinque o dieci volte tanti nel giro di pochi anni. I furbetti (e coloro che se ne vantano, ritenendosi più furbi dei furbetti) possono cominciare a preoccuparsi.