Nasce dalla riflessione di due idee la premessa che apre i tre incontri formativi “il nocciolo del centro”:
- Stefano Zamagni, sull’inserto “Buone Notizie” del Corriere della Sera del 5 maggio 2020 evidenziava come una delle sindromi di cui soffrono le organizzazioni del terzo settore è quello delle “basse aspettative”: non ci si aspetta da quello che si fa in termini sociali un ritorno sociale importante. E tutto questo porterebbe ad un certo lassismo organizzativo e a scarsa sensibilità all’efficacia delle proprie azioni di impegno sociale.
- “La società italiana è fatta di reti invisibili che permettono al paese di reggere alle sfide più dure. Reti fatte di tanta tradizione sia laica che cattolica (…). Una lista molta lunga che diamo per scontata.Perché l’economia riparta abbiamo bisogno che queste reti invisibili funzionino bene. La sfida è trovare un modo per valorizzarle appieno” (Stefano Caselli, Corriere della Sera, inserto Economia del 23/03/2020).
Dalle riflessioni autorevoli del presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali Prof. Stefano Zamagni e il prorettore dell’Università Bocconi Stefano Caselli emerge:
- Il terzo settore (anche i Circoli NOI!) fa parte di questa rete sociale invisibile, sono parte di un capitale sociale fondamentale. La loro presenza non è soltanto la rappresentazione formale e giuridicamente organizzata del “buon cuore parrocchiale” (per altro importante) ma è anche una compagine di cittadini che assumono impegni sul territorio.
- È un nemico subdolo quello delle “basse aspettative”, spesso è alla base di un certo modo di agire ripetitivo, rifacendo gli stessi gesti, proponendo le stesse attività, affannandosi a ricercare nuovi collaboratori che spesso non arrivano.
Complice il Covid-19 e il conseguente lock down tutto viene spazzato via e ci si domanda come si fa ad essere ancora rete sociale se siamo chiusi in casa, se la segreteria è chiusa. In questo momento chi si accorge che non siamo operativi come circoli? Cosa è cambiato nella vita di famiglie e ragazzi senza gli spazi aperti? Da dove ripartiamo, per certi aspetti “ripartire” fa più paura che restare fermi.
Ed è da queste riflessioni che prendono corpo i tre “mini incontri” formativi per riannodare i fili del lavoro e ripensare “il nocciolo del centro”.
NOI del Terzo Settore
volontari, animatori e consiglieri si scoprono protagonisti del mondo non profit
L’obiettivo del primo incontro è scoprirsi non solo espressione dell’animazione della comunità parrocchiale, ma percepire di essere parte viva del terzo settore.
• L’animatore del NOI: volontario di un’organizzazione del terzo settore
• Il volontario: percezione del ruolo, rapporto con la città;
• I consigli dei circoli NOI: riscoprire la sensibilità della cittadinanza attiva
• Il rispetto di adempimenti rendicontativi come espressione di trasparenza e capacità di generare fiducia.
RELAZIONE E ACCOGLIENZA
in un contesto di distanza sociale come può l’oratorio essere spazio di accoglienza e relazione
L’obiettivo del secondo incontro è riuscire a essere spazio di accoglienza e relazione con i ragazzi e le famiglie in un contesto di “quarantena” e “distanza sociale”. Certo “andrà tutto bene”.. ma quando? Senza Grest, senza incontri di gruppo, senza sport, senza bar aperto?
• Non tutto è perduto: riscopriamo la relazione, in un modo diverso
• PS4, giocare on line: chiediamo ai ragazzi come si fa a stare in relazione giocando on line
• Bussare “virtualmente” alle porte delle famiglie.
• Riscoprire “la prima accoglienza” virtuale
• Nuove competenze per stare in relazione e non smettere di accogliere…
RENDER CONTO PER GENERARE FIDUCIA
l’importanza di sapersi narrare
Se è vero che siamo parte di una rete invisibile che è il capitale sociale di un territorio, significa che possiamo lasciare un’impronta nei quartieri dove siamo presenti, ma quale impronta?
L’obiettivo del terzo incontro è acquisire consapevolezza di sé attraverso il bilancio sociale per poter lasciare un segno sul territorio.
• Narrare: dobbiamo imparare a narrare la storia di quello che facciamo nel centro. In sintesi ma comunicarlo
• Descrivere: imparare a descrivere i nostri progetti, i sogni, il modo di accogliere, le passioni che sappiamo generare
• Contare: abbiamo preparato i numeri che chiariscono ciò che facciamo: quanti ragazzi coinvolgiamo, quanti fondi gestiamo, per quali progetti li spendiamo, il numero di iniziative. Tutto questo è rendicontazione sociale (Bilancio Sociale):perché non imparare a diffondere “I numeri del nostro agire”, tentare di misurare l’impronta che lasciamo sul territorio. In fin dei conti narrare tutto questo è un po’ come dire: pensate cosa succederebbe se non ci fossimo!
Selfie dei temerari che hanno partecipato ai tre incontri