Verona Fedele, 19 luglio 2020
Tra circoli che desiderano ripartire come prima e un mare di norme mutevoli
Parlare di linee guida è rischioso. Troppe ce ne sono state. E dettare “linee guida” non è competenza delle associazioni. Le difficoltà sono evidenti, sono reali, sono impreviste, eppure vale sempre e indiscusso lo slogan: non si può abbassare la guardia.
I circoli Noi, quali associazioni di promozione sociale che svolgono iniziative rivolte alle persone per migliorarne la qualità della vita, non possono prescindere dal considerare una continuità e una contiguità nel privilegiare il rapporto con le persone. Più attenti alle persone che alle normative, non eravamo abituati a tener presente la responsabilità personale. La responsabilità penale è personale e non può avere copertura assicurativa.
“Nulla sarà più come prima” è lo slogan che ha fatto il paio con l’ottimistico #andràtuttobene: hanno contribuito ad alimentare l’idea di cambiamento nelle persone in risposta al cambiamento epocale della nostra società. Se da più di un mese la principale richiesta dei circoli è di come riprendere le attività, vuol dire che il cambiamento non c’è stato. I circoli vogliono ripartire con tutto quello che hanno sempre fatto. Come se non fosse successo nulla.
Prima che avesse inizio il lockdown, la lamentela più frequente dei circoli era che ormai in oratorio “non ci viene più nessuno”. Finita la quarantena, non ci si spiega come, ma le telefonate lamentano che la chiusura forzata contrasta con la volontà di frequentare il circolo, che le linee guida generano un segnale negativo, contrario ai bisogni dei ragazzi e dei giovani “fino ad oggi inascoltati”.
Pochi sono consapevoli del danno colossale causato dal Covid-19: tutti sanno tutto; tutti hanno la soluzione del problema; tutti hanno trovato il bandolo della matassa; tutti interpretano il migliaio di decreti e circolari, linee guida, particolari, clausole, condizioni, esoneri, responsabilità dirette, indirette e trasversali. L’Italia è impazzita di Coronavirus.
Basterebbe pensare a quanto successo verso il 25 giugno, quando era previsto che si potessero iniziare gli sport di contatto (pallacanestro, calcetto, beach volley,…): il 24 giugno il Governo dice che no, non sarà possibile. E il 26 giugno, il presidente della Regione Veneto dice che sì, tutto è possibile. Cosa facciamo?
Oppure: in Veneto gli autobus possono circolare a pieno numero, con le mascherine; si può salire tutti in autobus partendo da Peschiera per andare a Mantova… e arrivati a Pozzolo, dove inizia la regione Lombardia (dove gli autobus girano con posti limitati a metà), bisognerà tirare a sorte per vedere chi dovrà scendere…
Un invito: fermarsi, fare un respiro diaframmatico profondo, contare fino a cento, ri-diventare razionali e ragionevoli. Prima si riuscirà a fermarsi, prima si potrà ripartire.
Sono sei mesi che la Segreteria territoriale, nonostante la chiusura obbligata, risponde alle chiamate venti ore al giorno, sabati e domeniche comprese, per i quesiti più fantasiosi, ma anche sempre fuori logica. Con i circoli ci si mettono la parrocchia, la scuola materna, il Comune, la casa di riposo, il centro sportivo, la pro loco o altri gruppi locali spontanei, con la soluzione pronta a tutto, ma… con la necessità di garantire l’assicurazione ai volontari coinvolgendo il circolo… che con la tessera Noi…, e qui, forse, è meglio non dire altro.
Ci sono anche quelli che si arrabbiano. Di questa situazione non siamo responsabili, siamo vittime, come tutti. Noi non possiamo rispondere di quello che fanno gli altri, non possiamo e non vogliamo sapere come operano e con quali garanzie. Sappiamo di sanzioni pesanti comminate a talune organizzazioni per mancato adeguamento alle linee guida pubbliche. Sappiamo di parroci presi per il colletto romano, di volontari nei guai penali e patrimoniali. Ma non è di questo che dobbiamo interessarci.
Altra categoria di malpancisti è quella dei “ma se…”, i possibilisti ad ogni costo che non temono la legge e con un semplice “ma se” metterebbero in crisi il Governo stesso. Un maestoso monumento al “ma se” ci starebbe tutto.
Stiamo parlando sempre dell’estate 2020, di attività da svolgere adesso. Ma noi sappiamo quello che sapete voi. E quello che sappiamo vale finché non uscirà un nuovo documento che può rovesciare le carte. Il rovesciamento può avvenire in qualsiasi momento, ma lo stesso potrebbe ribaltarsi di nuovo. Insomma, di certo c’è ben poco, e quel poco è ancora troppo poco certo. L’unico particolare certissimo è la possibilità di essere accusati di trasmissione del Coronavirus, che è la più colossale porcheria inventata da chi ci governa. Tutti se ne sono stati zitti. Adesso è tardi.