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Il 23 novembre parte il RUNTS

Tra 19 giorni il Registro Unico degli Enti del Terzo Settore (RUNTS) diventerà operativo.

Da settant’anni a questa parte, ma ancor più dal 1972 con la riforma fiscale che ha sostituito la vecchia “Vanoni” le associazioni hanno potuto operare abbastanza liberamente, a parte alcuni pesanti accertamenti fiscali.

Dieci anni fa la Guardia di Finanza ha visitato 62 associazioni sportive nel solo Piemonte, trovandone 5 perfettamente in regola, 50 in evasione fiscale e 7 in evasione totale. Il controllo fiscale, detto anche accertamento, diventerà obsoleto e sarà abbandonato. Il futuro prevede che gli enti, tutti gli enti siano controllati prima che combinino guai fiscali e la Riforma del Terzo settore ne è la prova ufficiale e importante.

Con l’introduzione del RUNTS gli enti associativi del Terzo settore saranno sotto la lente d’ingrandimento dell’Agenzia delle entrate e di ogni altro ente pubblico. Lo sviluppo del sistema informatico consentirà agli enti pubblici di accedere ai dati delle associazioni, agli statuti, ai bilanci, ai verbali, al conto bancario, all’elenco dei responsabili, dei volontari.

Nei prossimi anni lo sviluppo dei programmi software consentirà indagini in tempo reale sul comportamento e sui movimenti degli enti del Terzo settore. Alla domanda sul perché venga fatto un tale investimento di risorse per controllare enti che si dedicano alla promozione sociale, la riposta è semplice: perché gli enti iscritti nel RUNTS, e solo quelli, godono di esenzioni e agevolazioni fiscali molto importanti. Importanti perché sembrano migliori di quelle attualmente utilizzate dagli enti in questo periodo di transizione e che dall’anno successivo alla approvazione da parte dell’Unione Europea saranno disponibili solo per gli enti che risulteranno inseriti nel RUNTS.

Chi non entra nel RUNTS sia perché non può, sia perché non vuole, dovrà rivedere e rivoluzionare “in peius” il proprio “modus operandi”.

Poco o molto può essere il tempo a disposizione per capire, convincersi, maturare l’idea della riforma e lavorare per diffondere un nuovo modo di considerare la genuinità del vero terzo settore, che rispetta rigorosamente le regole.

Non ci sono alternative: o si diventa vere APS o si rimane attaccati a un passato che non avrà futuro.