L’attività di accompagnamento allo studio, meglio conosciuta come doposcuola, è un servizio ambito che risponde a bisogni assolutamente primari dei genitori che per impegni di lavoro non possono occuparsi dei figli nell’orario extrascolastico. In correlazione, i ragazzi che frequentano l’oratorio e il circolo Noi, conoscono gli ambienti associativi dove, oltre all’indispensabile opportunità di misurarsi con coetanei in un contesto sicuro e conosciuto, trovano volontari generosi che garantiscono la continuità educativa e formativa dedicata allo studio, senza rinunciare ai necessari momenti di svago, permettendo l’acquisizione di competenze trasversali che potranno tornare utili nella vita dei ragazzi, anche in ambito professionale. La cosiddetta “formazione globale” è la caratteristica del lavoro svolto in oratorio tra studio, gioco, vita d’insieme, collaborazione, condivisione, amicizia, avventura, coesione, in un caleidoscopio di intuizioni, prove, emozioni, realizzazioni e scoperte che costituiscono il patrimonio culturale e sociale di ciascuno.
Il Comune di Verona, che riconosce il ruolo educativo dei circoli/oratori Noi, nella stessa presenza capillare sul territorio, nonché nell’ambiente delicato e dedicato in cui sviluppa e prosegue lo stile familiare nelle stesse attività formative che promuove, ha presentato una proposta di collaborazione con
il territoriale Noi Verona Aps per l’avvio di progetti sperimentali presso i circoli Noi che hanno sede nel territorio comunale di Verona, introducendo nuove attività formative pomeridiane, in conformità alle previsioni della Legge Regionale del Veneto “Interventi a sostegno della famiglia e della natalità” (n. 20 del 28/5/2020), che osservando il principio di sussidiarietà coinvolge e valorizza il Terzo settore nel perseguimento di obiettivi solidaristici e di utilità sociale finalizzati a integrare i compiti familiari nella educazione e nella cura dei minori.
L’ente territoriale Noi Verona, capofila del progetto, accoglie con entusiasmo la proposta di collaborazione perché risponde esattamente all’art. 55 del Codice del Terzo settore che richiamandosi ai principi di sussidiarietà, cooperazione, efficacia, efficienza ed economicità, riconosce che gli enti associativi presenti e attivi sul territorio possono rilevare con maggiore affidabilità e migliore prontezza carenze e necessità sociali, immaginando soluzioni temporanee o di lungo periodo con l’immediatezza che non appartiene alla Pubblica Amministrazione. Non occorrono competenze di alto livello per dedurre che l’ente pubblico non può avere la contezza, la presenza, nonché l’ipotetico servizio di vicinanza sociale e accompagnamento individuale per affrontare con dignità i problemi locali.
Il Comune di Verona, nella figura del Consigliere delegato alla famiglia, Anna Leso, ha individuato tra altri soggetti anche l’ente Noi Verona Aps per rispondere al bisogno di accompagnamento allo studio di minori in difficoltà nell’apprendimento e a rischio di abbandono scolastico; la nostra risposta è immediata giacché l’attività è già avviata da alcuni anni e presso pochi circoli Noi con pesanti difficoltà organizzative e strutturali. La collaborazione con la Pubblica Amministrazione conferma la bontà del nostro progetto e della necessaria risposta alle esigenze familiari e a quelle dei minori che possono godere di spazi, luoghi, strumenti che rispondono esattamente alle loro esigenze e attese da parte della società a cui parteciperanno pienamente responsabili con il raggiungimento della maggiore età.
Poiché nulla si improvvisa, abbiamo deciso di aprire un’indagine sul territorio del comune di Verona, in cui la rete Noi è presente con trenta circoli/oratori, realtà associative del Terzo Settore, per ascoltare e interpretare bisogni, necessità e risorse per l’avviamento di nuovi progetti e percorsi specifici per bambini e ragazzi portatori di disturbi specifici di apprendimento o attenzione, per gli ordini della scuola primaria e secondaria di primo grado (scuola elementare e medie) e per rafforzare/implementare quelli già avviati.
L’ente che sceglie di avviare progetti di “accompagnamento allo studio” si pone certamente in discussione: esce dallo stretto confine del contesto privato erogando un servizio che risponde ad una necessità della collettività; assume quindi un ruolo tipico di ente del Terzo Settore che si relaziona con il mondo esterno, coltiva rapporti e soprattutto riconosce e coglie opportunità per “altri”. E da fare ce n’è davvero tanto. Non dimentichiamo il disagio sociale già aggravato dal lockdown del 2020. Bambini e ragazzi, già abbondantemente assuefatti a una realtà virtuale insopportabile, si sono visti negare il rapporto umano oltre a quello vissuto in ambito privato, reso comunque incerto da un soffocamento mediatico. Rapporti resi superficiali, usa e getta per l’impossibilità, talvolta l’incapacità, di codificare la chimica del contatto, guidati più dal gelido codice binario, by-passando i sensi e la realtà con cuffie e monitor Led. La perdita di contatto con il reale chiede la formulazione di un piano educativo particolarmente attento ai ragazzi, che possa reintrodurli in un rapporto tra pari, relazionando tra loro e sperimentando la vita reale attraverso momenti di studio e attività ricreativa all’aria aperta per riscoprire l’importanza di utilizzare tutti i cinque sensi e tornare a vivere la gioia di una delicata età in fase di sviluppo.