1 dicembre 2023 – Teatro Nuovo San Michele (VR)
Che il volontariato fosse in difficoltà si sapeva, chi vive l’associazione ne è consapevole. Introdurre nuove “leve” nei consigli di amministrazione è divenuta impresa ardua, come lo è il mutamento del volontariato che risulta discontinuo. Talvolta l’epilogo di un direttivo che fatica a rinnovarsi è la chiusura dell’ente: con gli anni diminuisce l’entusiasmo, la visione associativa ne risente e l’estinzione rimane l’unica azione possibile con conseguenti disagi a discapito della comunità: le persone, la parrocchia e la Pubblica Amministrazione.
Il calo di quasi un milione di volontari registrato dall’Istituto nazionale di statistica nel 2021 (indagine riferita a circa 110 mila enti non profit su oltre 350 mila in attività nell’anno di indagine) conferma una preoccupazione che non deve passare inosservata. Ed è sulla diminuzione del volontariato (-18%) segnalata dagli enti rispondenti all’indagine Istat 2021 che è stata pensata la conferenza organizzativa del primo dicembre: “Volontariato ieri, oggi, domani”.
La diminuzione dei volontari impegnati in associazioni non profit è il risultato della somma di eventi che hanno generato la tempesta perfetta:
- Il Covid che, oltre ad aver stravolto le abitudini e modificato profondamente le relazioni interpersonali, ha accelerato un processo di trasformazione sociale, inevitabile, che ha incentivato l’individualismo a discapito dell’altruismo.
- La struttura demografica italiana segnata dal calo delle nascite e l’inevitabile invecchiamento del paese che, secondo le stime ISTAT, nel 2080 conterà appena 45 milioni di abitanti;
- Le crescenti disuguaglianze sociali che tendono ad assottigliare quegli strati della società che storicamente rappresentavano il principale bacino di impegno volontario per disponibilità economica, bagaglio culturale e tempo a disposizione. Si tratta di vera e propria erosione del ceto medio con il conseguente aumento della povertà assoluta che è schizzata dal 5% del 2005 fino a lambire il picco del 14% nel 2022;
- La disintermediazione, ovvero l’allontanamento dei volontari dalle organizzazioni strutturate e l’interesse verso opportunità di intervento di utilità sociale libere e svincolate.
- Difficoltà degli enti nel trasmettere la passione per cui sono nate;
- La burocrazia, percepita eccessiva, ma necessaria per operare correttamente e in sintonia con i principi del diritto del terzo settore e per ottenere le agevolazioni fiscali previste per gli enti impegnati nel miglioramento della società.
Tuttavia l’Istat non ha potuto notare l’aumento, se pure contenuto, del volontariato emotivo di cui le immagini dell’alluvione del 2023 in Emilia ne sono conferma inequivocabile. Fotografie e video raffiguranti giovani impegnati nella rimozione del fango dalle strade allagate mossi da empatia e fiducia verso l’essere umano.
Da sempre siamo chiamati a rispondere ai bisogni dell’altro, mossi da un’innata attenzione verso il prossimo, una predisposizione a fare anche del bene. Ricordate l’alluvione di Firenze del 1966? Da ogni dove sono giunte persone per salvare dalle acque esondate dell’Arno opere d’arte e libri miniati del 500. A seguire altre emergenze: terremoto del Friuli del 6 maggio 1976 e dell’Irpinia dell’11 novembre 1980. La popolazione vittima di un fenomeno catastrofico ha potuto contare di aiuti e attenzioni. Le persone si sono rese disponibili per soccorrere chi aveva bisogno, rispondendo ad una chiamata di senso umano, d’altronde come rimanere umanamente impassibili di fronte a eventi del genere?
Sicché pare logico: il volontario è una persona che si rende disponibile al netto dei propri impegni personali, il lavoro, le passioni, se trova un senso in ciò che è chiamato a fare.
Seguono le testimonianze di quattro circoli NOI. Quattro storie associative di attenzione e prossimità, con la partecipazione di volontari che hanno trovato il senso nelle attività proposte.
LINK: testimonianze
- Patrizia Martorana presidente Circolo Giovanile NOI Bovolone APS;
- Giovanni Gatti, presidente del Circolo NOI Tomba Extra;
- Stefano Pasqualetto, consigliere del Circolo NOI Duomo APS;
- Francesca Fazzini, presidente del Circolo NOI Quinzano A. Avesani APS;
Il Vescovo di Verona Domenico Pompili parla di NOI partendo dalle testimonianze:
Link: intervento del Vescovo Domenico
Le associazioni devono modificare il modo di porsi raccontandosi partendo dal perché e non da cosa fanno, trasferendo il senso, tornando a raccontare la passione per cui sono state costituite, dal motivo per cui fanno quello che fanno. I volontari più che di un ruolo necessitano appunto di un senso, al pari degli “spalatori di fango”, perché sebbene non è si possa paragonare una tragedia al dopo scuola è pur vero che è trasmettendone il senso che i volontari rispondono. Ed è quanto è emerso dalle testimonianze di Patrizia e Francesca. Come lo è nell’esperienza trentennale di volontariato di Gianni o l’attenzione ad un’emergenza di prossimità del circolo di Villafranca testimoniata da Stefano.
Indagare sul perché delle cose è utile quanto necessario, occorre consapevolezza di sé, del ruolo istituzionale, della responsabilità civica, nella mutualità e solidarietà. È necessario imparare a raccontarsi nel proprio territorio, acquisire percezione del potenziale che può essere espresso traducendolo in attività di utilità sociale e civica.
Non è una novità, ma spesso lo dimentichiamo: Aristotele basava la propria arte narrativa seguendo un preciso schema linguistico: logos, ethos e pathos. Schema che rispecchia in toto la teoria del cervello trino: primitivo, limbico e neocorteccia, nonché della teoria di Samuel Sineck del cerchio d’oro (golden circle) per cui la comunicazione non deve partire da cosa, quanto dal perché, per poi passare al come e infine a cosa.
Dal bisogno di sapersi raccontare nasce l’idea di un percorso formativo su misura dei circoli NOI. Un percorso che intende individuare il perché del ruolo del circolo nel Terzo Settore, vuole motivare i perché dell’avventura associativa, evidenziando la responsabilità che l’ente ha nei confronti della società civile per poi passare allo storytelling e alla bellezza di sapersi raccontare attraverso il bilancio sociale che seppur non obbligatorio è di un’utilità incredibile.
A gennaio 2024 NOI Verona perfezionerà la proposta che presenterà agli enti affiliati in primavera 2024.