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Tanta burocrazia per così poco …

Pillola #36 

M’è arrivata la telefonata da un consulente fiscale di un Circolo per un confronto sulla gestione amministrativa e sul trattamento fiscale di una iniziativa del tutto nuova.

Un gruppo di genitori, regolarmente tesserati, si ritrova mensilmente un pomeriggio/sera per formazione, preghiera, cena frugale, confronto e condivisione. Ciascuno contribuisce con una modesta quota (5 euro).

L’attività di somministrazione (la cena):

  1. è strumentale alla formazione, alla condivisione;
  2. tutti i servizi sono svolti volontariamente dagli stessi partecipanti;
  3. alla fine, pagate le spese e la cuoca non restano avanzi finanziari;
  4. qualora ci fossero, eventuali utili sarebbero destinati alla carità.

Alla fine, il professionista ritiene di poter dire che il tutto si apre e si chiude con risultato zero, per cui non ci sarebbe nulla da fare, nulla da regolare, nulla di cui preoccuparsi.

Messa giù così, la questione è presentata bene, e per certi aspetti, considerato il modesto valore finanziario dell’attività (400 euro), è anche condivisibile. Personalmente potrei anche concludere la telefonata senza aggiungere gran ché.

Invece obietto che:

  1. un’attività con avanzo zero conseguente a compensazione proventi/oneri non viene rilevata nell’attività e scompare dal bilancio;
  2. la somministrazione della cena è somministrazione di pasto, quindi attività commerciale assoggettata a IVA e a Imposizione diretta IRES e IRAP;
  3. se i 5 euro sono compresivi dell’attività formativa e somministrazione pasto, occorrerebbe estrapolare l’effettivo “corrispettivo specifico” da assoggettare a imposizione fiscale;
  4. eventuali osservazioni sulla strumentalità, sul volontariato, sulla carità non rilevano ai fini della tassazione;
  5. rimane del tutto scoperta la mancata regolazione fiscale del compenso alla cuoca.

Il Consulente si arrabatta per convincermi, ma io che sono un capoccione non cedo.

Alla fine metto in chiaro che: pur nella condivisione di ansie e motivazioni, avendo ricevuto una domanda, ho riflettuto, ho formulato una risposta, che non posso rinnegare. Da questo punto in avanti non voglio sapere nulla. Nessuno deve poter dire: mi è stato detto di fare così. Ognuno assume proprie responsabilità.

Mi permetto di aggiungere che con la riforma del Terzo settore, almeno quattro dei cinque problemi che si presentano, non esisterebbero nemmeno, e il quinto sarebbe risolto molto semplicemente.

Altro che “paura” della riforma.