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In 58 mila enti si contendono il 5 per mille 2015

Sorgente: Il Sole 24 ORE

Oltre 58mila organizzazioni si contendono il cinque per mille dell’Irpef nella campagna fiscale 2015. L’agenzia delle Entrate ha pubblicato sul suo sito internet gli elenchi definitivi degli aspiranti beneficiari alla ripartizione che sarà effettuata in base alle dichiarazioni dei redditi relative al 2014.

A contendersi il contributo ci sono 41.347 enti non profit424 università ed enti di ricerca scientifica, 106 enti di ricerca sanitaria, 8.094 associazioni sportive dilettantistiche e gli oltre 8mila Comuni italiani. Le quote del cinque per mille di chi firma a favore delle attività di tutela dei beni culturali saranno ripartite dal ministero dei Beni culturali con una procedura ad hoc.

Anche per quest’anno, il cinque per mille sarà “decurtato” di una parte delle risorse assegnate dai contribuenti, perché è ancora operativo il tetto da 400 milioni di euro come spesa massima per lo Stato. In virtù dei tetti di spesa stabiliti negli anni con le varie manovre di bilancio, infatti, il 5 per mille ha subìto un taglio di 500 milioni in dieci anni. Così, rispetto ai 4 miliardi di euro assegnati dai contribuenti dal 2006 con Unico e 730, gli enti beneficiari ne hanno incassati (o ne incasseranno fino all’anno di imposta 2014, ancora da liquidare) solo 3,5 miliardi.

I tagli al contributo “pesano” soprattutto dal 2009 in poi, con l’aumento delle opzioni da parte dei contribuenti (nel 2013, ultimo anno per il quale sono disponibili i dati, hanno espresso una preferenza per il 5 per mille oltre 17 milioni di persone, il 55% di coloro che devono versare l’Irpef).

Così, lo scarto fra il 5 per mille assegnato dagli italiani al non profit, alla ricerca, ai Comuni o allo sport dilettantistico e gli importi effettivamente liquidati si è via via allargato, fino a raggiungere il 20 per cento. In pratica, ogni 100 euro assegnati dai contribuenti, i beneficiari ne incassano 80. E il 5 per mille è diventato in realtà, in media, un “4 per mille”. Non solo: se l’appeal fra gli italiani di questa misura di sussidiarietà fiscale dovesse continuare a restare così elevato, neanche l’innalzamento del tetto a 500 milioni, disposto con la legge di stabilità 2015, sarebbe sufficiente a erogare i contributi dovuti.

Le conseguenze per gli enti
Ma in che cosa si traduce, per gli enti, la “spending review” sul 5 per mille? La Lega del filo d’oro, per esempio, che assiste le persone sordo-cieche, avrà tra alcuni mesi il contributo relativo al 2013, fissato a 3,67 milioni. In realtà, in base alle scelte degli oltre 132mila contribuenti che l’hanno premiata con il proprio 5 per mille, avrebbe dovuto ricevere un milione in più.

Stessa sorte per un big della cooperazione internazionale come Medici senza frontiere, premiata da 247mila firme, che incasserà 7,9 milioni, ma avrebbe dovuto riceverne ben due in più. «C’è un problema di scarsa trasparenza», sottolinea il direttore generale di Msf Italia, Gabriele Eminente. «Sui tagli – aggiunge – possiamo fare solo stime, perché, a parte i dati resi noti dalla Corte dei conti che arrivano fino al 2011, non è possibile sapere a quanto ammonti realmente il 5 per mille assegnato dai contribuenti».

L’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, che è saldamente in testa alle preferenze degli italiani, con 1,7 milioni di firme, riceverà (sempre per il 2013) la somma di 55 milioni, ma avrebbe dovuto incassarne 66. «Con 11 milioni di euro – spiega il direttore generale di Airc, Niccolò Contucci – avremmo potuto finanziare 122 borse di studio triennali per giovani ricercatori. Il 5 per mille rappresenta il 50% della nostra raccolta fondi e ha cambiato radicalmente la nostra capacità erogativa, consentendoci di inaugurare il programma di oncologia clinica molecolare».

Peraltro, la disposizione inserita nella legge di stabilità in base alla quale «per la liquidazione della quota del 5 per mille è autorizzata la spesa di 500 milioni annui a decorrere dall’anno 2015», aveva fatto sperare a molti che il tetto alle erogazioni sarebbe stato superato da quest’anno. Ma – come hanno confermato gli elenchi degli ammessi alla ripartizione per il 2013 – l’innalzamento farà sentire i suoi effetti solo tra due anni, quando saranno versate le quote 2015, che i contribuenti stanno assegnando in questi giorni con le dichiarazioni dei redditi.

La riforma in arrivo
La revisione dei criteri di accesso al 5 per mille e l’accelerazione delle procedure per erogare i contributi sono tra i punti cardine del Ddl delega di riforma del terzo settore, approvato dalla Camera e ora all’esame della commissione Affari costituzionali del Senato. Secondo Luigi Bobba, sottosegretario al Lavoro con delega al terzo settore, «sarà necessario introdurre criteri sostanziali per l’accesso al 5 per mille, mentre oggi i beneficiari sono inseriti nelle liste in base a criteri di natura formale. Bisognerà, cioè, valutare che gli enti, oltre a essere non profit, svolgano effettivamente un’attività di interesse generale, con un impatto sociale sulla comunità di riferimento».

 

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