Ancora nessun commento

A 9 anni muore durante l’allenamento di calcio

Ennesimo caso di morte improvvisa, giovedì scorso, durante un’attività sportiva: un ragazzo di nove anni in Provincia di Teramo stava concludendo l’allenamento, la mamma era già arrivata al campo per accompagnarlo a casa, si è sentito male, si accasciato. L’ambulanza lo ha prontamente trasportato all’ospedale, ma non c’è stato nulla da fare.

Questi eventi mettono ansia ai responsabili delle attività sportive nei nostri circoli: più che giustificata. E poiché siamo in Italia, dove nessuno si espone a dichiarare qualcosa di definitivo sulla vicenda dei certificati medici, lo sconcerto di sentirsi in balia dell’indefinibile, dell’incerto, dell’inconsistenza, dell’incoscienza perfino, fa venir la voglia di non esporsi a coinvolgimenti giudiziari che potrebbero rovinare l’esistenza individuale e quella della propria famiglia.

I ragionamenti che stiamo facendo sono causati dalle notizie dei giornali, che non godono di molta affidabilità, ma su queste dobbiamo ragionare, non avendo altri riferimenti.
Il ragazzo aveva il certificato medico di idoneità sportiva non agonistica necessario per praticare qualunque sport.
Le attività sportive riservate ad atleti di quell’età sono difficilmente classificabili come “agonistiche”, pertanto un semplice certificato medico è sufficiente per autorizzare la pratica sportiva amatoriale: l’allenamento non ha nulla di agonistico. Ciò nonostante la procura ipotizza l’omicidio colposo in carico al medico che ha rilasciato il certificato.

Il Ministro Balduzzi, ricordate, emanò una norma impossibile che obbligava alla certificazione medica anche le attività non agonistiche, ludico-motorie e perfino quelle individuali di mantenimento del tono muscolare. Dopo anni di furibonde discussioni, il Ministro Lorenzin cancellò la norma Balduzzi. Nonostante ciò, chiarezza non fu fatta.

Società sportive ed enti di promozione sportiva hanno chiesto al CONI di specificare una volta per tutte quali sono le attività ritenute assoggettate all’obbligo del certificato medico sportivo. Il CONI risponderà tra qualche mese, però, qualsiasi cosa possa dire, lo potrà fare esclusivamente nei confronti degli enti sportivi da esso riconosciuti. Per il CONI, infatti, non è concepibile che in Oratorio si faccia sport.

E così siamo daccapo: il CONI non riconosce l’attività sportiva esterna al proprio mondo, attività che per logica non può mai avere le caratteristiche dell’agonismo; se però accade un decesso la Procura apre un fascicolo per omicidio colposo. Deprimenti normative all’italiana.

 

notizia: ilcorriere | ilfatto | repubblica | ilcentro 

Invia un commento